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Vigevano

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I Tesori nascosti dell'Archivio

E se il camion non passa?

La volta scorsa abbiamo presentato la storia di come fu realizzato il ponte sul fiume Ticino.

Era il lontano 1871 quando il primo treno, ed i primi mezzi stradali, attraversarono questa importante opera edilizia. Mezzi molto semplici: calessi appartenenti a commercianti o contadini che si dirigevano a qualche mercato o a qualche campo; persone facoltose che con le loro belle carrozze si dirigevano verso la grande metropoli lombarda, non solo per lavoro, ma anche per una gita fuori porta.

Naturalmente tutti questi veicoli occupavano uno spazio limitato sulla carreggiata. Basti pensare che per il nostro codice della starda i mezzi a trazione animale non devono superare i 1,30m di larghezza, possiamo quindi immaginare una misura simile anche per le carrozze di quel tempo.

Ma con il passare degli anni le cose cambiano e i secoli XIX e XX sono quelli del mutamento in termini tecnologici, con l’introduzione dei veicoli a combustione interna.

Facciamo una piccola analisi di come e da quanto tempo questi mezzi erano in circolazione.

Il motore a combustione interna fu sviluppato per la prima volta dal francese Isaac de Rivez (Svizzera, 1804); un secolo dopo l’ingegnere Henry Ford produsse in serie la prima automobile ad uso personale, la famosissima Ford T (1908).

Va detto che nella prima metà del ‘900 le auto non erano così tanto diffuse, a causa dei loro costi solo poche persone potevano permettersele.

Naturalmente questi tipi di mezzi di trasporto sono più ingombranti rispetto ad una carrozza o ad un calesse, e in particolar modo i trasporti pesanti (camion per intenderci) iniziano a circolare sempre di più e ad attraversare questo ponte. Per esempio il Fiat 621 (prodotto nel 1929) aveva una larghezza di 2,07m, molti di più rispetto ad un veicolo a trazione animale.

Tutto questo discorso serve a far capire il bisogno immediato di un ammodernamento del tratto stradale del nostro ponte sul Ticino, così da permettere una maggiore viabilità dei mezzi moderni.

Nel 1936 si pensò di attuare l’allargamento della carreggiata destinata al trasporto su ruote, portandola dai suoi 5,4m ai 7,4m in modo da consentire un traffico più agevole ai nuovi mezzi che circolavano. Si pensò anche ad un passaggio pedonale, infatti dei 7,4m di carreggiata ben 80 centimetri costituiscono un attraversamento pedonale che oltrepassa l’intero ponte.

Per aiutare il lettore abbiamo deciso di inserire alcune foto dell’epoca trovate in un magnifico album conservato nei nostri archivi fotografici.

L’immagine 1 è molto esplicativa. Da essa si nota la difficoltà del passaggio di due camionette, troppo larghe per passare entrambe tanto da bloccare il traffico degli altri mezzi.

In principio il ponte fu ideato per il transito della rete ferroviaria, per questo motivo fu progettato  con due binari ferroviari. Prima dell’inizio dei lavori di realizzazione il progetto del ponte fu cambiato e al posto del secondo binario si costruì la strada per il passaggio di mezzi terrestri. All’epoca era sufficentemente ampia per i mezzi in circolazione,  ma per i mezzi degli anni 20 del ‘900 risultava troppo stretta.

Nell’immagine sono presenti anche altri elementi curiosi, come gli uomini intenti a guardare le manovre dei camionisti a dimostrare l’esistenza di un passaggio pedonale (è addirittura presente un pescatore).

L’immagine 2 mostra i lavori al manto stradale visti dal lato milanese, ed anche in questo caso chiedo al lettore di soffermarsi un attimo ad analizzare la foto.

Sul lato sinistro si vedono gli operai al lavoro. Quei binari non sono quelli del treno (che invece si vedono intatti nel lato opposto) ma quelli di un piccolo carrello utilizzato per il trasporto di materiali ed attrezzature di lavoro. Altro elemento importante è la presenza di un’auto sullo sfondo, a dimostrazione del fatto che la viabilità non fu interrotta del tutto ma si optò per un senso di marcia alternato, una soluzione trovata per consentire il collegamento continuo fra le due sponde del ponte, unico collegamento presente in città fra la provincia milanese e quella pavese.

I lavori di sistemazione terminarono l’anno seguente (1937). Nei nostri archivi non abbiamo molte informazioni al riguardo perchè essendo un’opera di competenza provinciale questa documentazione è probabilmente custodita negli archivi provinciali di Milano e Pavia. Anche i giornali locali non parlano di una “celebrazione” o “inaugurazione” di una nuova strada, proprio perchè è semplicemente un allargamento di qualcosa già esistente; in più la viabilità (come già visto) non fu interrotta ma solo limitata.

Comunque abbiamo una lettera molto esplicativa proveniente dall’Amministrazione Provinciale di Milano che nell’aprile 1937 assume l’onere della spesa per il completamento della sponda milanese per l’accesso al ponte. Il termine del lavoro non può che essere di qualche mese più avanti.

L’ultima immagine mostra come si presentava la nuova strada una volta terminata.

Si nota molto bene al centro della carreggiata una specie di linea che la attraversa per tutta la sua lunghezza, proprio dove è avvenuta la congiunzione fra la vecchia e la nuova carreggiata. Altri elementi che si poossono notare sono: il passaggio pedonale con la nuova ringhiera (sulla destra) ed il muretto che divide i binari dalla strada vera e propria.

I lavori su questa strada furono portati a termine in tempi celeri, questo perchè (come già detto) il ponte sul Ticino è l’unica via terrestre che collega la nostra città con la provincia di Milano.

Furono impiegati ben 25 operai e la spesa complessiva toccò i 342,500£, una spesa ben voluta da tutti vista l’importanza di permettere il miglior passaggio di materie e uomini fra la nostra città e l’interland milanese.

Il ponte sul fiume Ticino rimase intatto fino al 1944 dove, con l’inasprisri del conflitto, bombardamenti e mitragliamenti si susseguirono in maniera crescente tanto da causarne la distruzione di diverse arcate.

Riparate in tempi record dopo la fine del conflitto, il ponte con tutti i suoi elementi si presenta così come lo possiamo ammirare e percorrere ancora oggi con tutti i limiti del caso. Ad esempio non è ancora stato costruito (sebbene sempre voluto) il secondo binario per il passaggio del treno, che aumenterebbe di molto l’efficenza della rete ferroviaria locale.

La strada è molto trafficata, ed essendo comunque a sole due corsie, nell’orario di punta è costantemente intasata di auto ed altri mezzi a motore. Per questo motivo si è deciso nel lontano 2006 di costruire un altro ponte sul fiume Ticino, ma ancora non si vedono i risultati di questo sforzo ingegneristico, che di sicuro gioverebbe sia alla nostra città che a quella di Milano6.

 

Rubrica curata dall’Archivio Storico di Vigevano

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