Concepito da Maddalena d’Alfonso e Giulia Mura e co-prodotto in sinergia tra Superficial Studio (Roma) e Md’A Design Agency (Milano), “Abbi cura di te” è un innovativo progetto da remoto, sul tema della curatela e dell’exhibit design. Nasce con l’intento di affrontare, in un momento critico, sospeso, la centralità della cultura visiva e della sua condivisione.
Durante il lockdown certo, ma anche in seguito, quando sarà importante ripensare le strategie di fruizione dei contenuti culturali. In Italia, e all’estero. La propria casa infatti, in queste settimane, si è rivelata essere un condensato fisico e spirituale delle nostre giornate. Spazio di vita e di lavoro, di svago e pensiero. Silenziosamente, per anni, ha custodito oggetti, immagini, suoni, trasformandosi in collezione privata di un potenziale museo immaginario di cui ciascuno è direttore creativo. Diventata per necessità ora anche un luogo pubblico, aperto, la casa perde la sua dimensione esclusivamente intima e si pone il problema – o l’opportunità – di mostrarsi, riscrivendo impensate geografie culturali di riattivazione (l’enorme potenziale della creatività diffusa).
L’obiettivo del progetto è duplice: il primo, che le persone, attingendo al proprio immaginario personale, di creatività e ricordi, costruiscano un abaco per una piccola mostra domestica, utilizzando quanto a disposizione. Il secondo, è ricollocare al centro del dibattito la curatela, le mostre, il patrimonio e la cultura visiva come una risorsa collettiva di resistenza e costruzione di una società aperta, multiculturale e democratica. Mai come oggi necessaria. La volontà è quella di offrire la testimonianza di una risorsa, quella di una cultura artistica resiliente, fondatrice del sistema Paese e della sua internazionalità. Per questo, il progetto “Abbi cura di te” – che affonda le sue radici in Italia ma ha l’ambizione di gettare i ponti verso il mondo – è stato proposto ad una comunità multidisciplinare selezionata, coinvolgendo diversi attori e specialità del campo culturale con il desiderio di affrontare insieme la nuova frontiera dell’isolamento.
Dicono a proposito le curatrici: “Il progetto, coinvolgendo le persone in maniera capillare, funziona come vaccino all’isolamento. La rimozione della prossimità fisica NON coincide con l’annullamento dell’importanza dello scambio concettuale e interiore, anzi ne accentua la funzione salvifica. Per farlo proponiamo che la comunità del settore si unisca, metaforicamente, partecipando alla creazione di una mostra e contribuendo al dibattito sulla funzione dell’arte attraverso una piccola riflessione. Così che si rinnovi, a livello globale, quel patto di solidarietà umana tra esperti, amanti e pubblico.”
Una piccola mostra domestica, una personale capsule, un esperimento curatoriale. “Abbi cura di te” prende vita a partire da dieci input ricerca, dieci tracce da cui prendere spunto per ideare una mostra domestica. Ognuna di esse infatti, partendo da un riferimento o da un pretesto critico del passato, identifica potenziali temi curatoriali da sviluppare. Si puó attingere alla memoria, lasciarsi ispirare da esperienze passate. Si puó lasciare spazio allo stupore, alla curiosità, alla fantasia. Ci si puó affidare all’inconscio, agli archetipi, scavare in profondità, mettere in mostra collegamenti emozionali…o indagare le pieghe profonde, provando a fare un viaggio pur rimanendo tra quattro mura.
Temi La Madeleine de Proust (#memory), Il Museo dei Musei (#inspiration), Wunderkammer / Cabinet of curiosity (#wonder), Viaggio Psichedelico (#imagination), Una stanza tutta per sé (#soul), L’oggetto necessario (#dream), Una favola (#archetype), FOOD (#taste), Camera Lucida (#reality), Blu Klein (#performance).