Commento a cura di Laura Pasquino – Lettura scenica del duo Stellerranti (Cinzia Bauci e Pierantonio Gallesi) – all’organo Gian Mauro Banzola
A partire dallo scorso anno, l’associazione Rete Cultura Vigevano ha deciso di far coincidere il Dantedì, cioè la giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, con la commemorazione di Bianca Garavelli, che di Dante è stata insigne studiosa, nonché componente attiva ed insostituibile dell’associazione stessa. Quindi, in collaborazione con la Biblioteca Civica, e nell’intento di far rivivere la manifestazione Verso la Luce Divina, curata da Bianca per diversi anni, si proporrà la lettura commentata di un canto della Commedia, che quest’anno sarà il XV dell’ Inferno.
Tale scelta è stata determinata dal fatto che, in questo canto, compare un personaggio caratterizzato in modo del tutto particolare rispetto a tanti altri della Commedia: si tratta di Brunetto Latini, notaio fiorentino, maestro di Dante e protagonista di un episodio estremamente suggestivo. A questo dannato viene riservato un trattamento privilegiato, in quanto il poeta dichiara esplicitamente di avere un immenso debito di gratitudine nei suoi confronti. Inoltre, in segno di grande rispetto, Brunetto Latini mantiene, anche all’Inferno, il titolo di ser e, caso rarissimo in tutto il poema, Dante si rivolge a lui usando il “voi”, per ribadire il senso di deferenza che l’antico allievo prova ancora nei confronti del venerato maestro. Oltretutto, come si viene chiarendo verso dopo verso, fu proprio il notaio fiorentino ad intuire per primo le straordinarie potenzialità del giovane Dante ed il destino glorioso verso cui era proiettato. Infatti ser Brunetto aveva redatto l’oroscopo del più promettente dei suoi allievi, basandosi sulle conoscenze acquisite nel corso di una missione diplomatica in Spagna, durante la quale era sicuramente entrato in contatto con la cultura islamica che di astrologia si occupava da secoli. Da tale oroscopo era emerso, inoltre, che la fortuna di Dante sarebbe andata di pari passo con il progressivo declino della vita politica e culturale di Firenze, a cui il poeta indirizza, per bocca di ser Brunetto, un’apostrofe articolata in una serie di proverbi. L’allievo conosceva bene il proprio maestro e sapeva che Brunetto, per esprimersi, aveva l’abitudine di ricorrere a massime tratte dalla saggezza popolare, quindi, anche nel profondo Inferno, l’anima ormai dannata (ma mai dimentica della vita terrena) mantiene la stessa consuetudine espressiva e commuove l’interlocutore , ed anche i lettori, per la carica di umanità e sensibilità che lo differenzia da tanti altri dannati.
Tale scelta è stata determinata dal fatto che, in questo canto, compare un personaggio caratterizzato in modo del tutto particolare rispetto a tanti altri della Commedia: si tratta di Brunetto Latini, notaio fiorentino, maestro di Dante e protagonista di un episodio estremamente suggestivo. A questo dannato viene riservato un trattamento privilegiato, in quanto il poeta dichiara esplicitamente di avere un immenso debito di gratitudine nei suoi confronti. Inoltre, in segno di grande rispetto, Brunetto Latini mantiene, anche all’Inferno, il titolo di ser e, caso rarissimo in tutto il poema, Dante si rivolge a lui usando il “voi”, per ribadire il senso di deferenza che l’antico allievo prova ancora nei confronti del venerato maestro. Oltretutto, come si viene chiarendo verso dopo verso, fu proprio il notaio fiorentino ad intuire per primo le straordinarie potenzialità del giovane Dante ed il destino glorioso verso cui era proiettato. Infatti ser Brunetto aveva redatto l’oroscopo del più promettente dei suoi allievi, basandosi sulle conoscenze acquisite nel corso di una missione diplomatica in Spagna, durante la quale era sicuramente entrato in contatto con la cultura islamica che di astrologia si occupava da secoli. Da tale oroscopo era emerso, inoltre, che la fortuna di Dante sarebbe andata di pari passo con il progressivo declino della vita politica e culturale di Firenze, a cui il poeta indirizza, per bocca di ser Brunetto, un’apostrofe articolata in una serie di proverbi. L’allievo conosceva bene il proprio maestro e sapeva che Brunetto, per esprimersi, aveva l’abitudine di ricorrere a massime tratte dalla saggezza popolare, quindi, anche nel profondo Inferno, l’anima ormai dannata (ma mai dimentica della vita terrena) mantiene la stessa consuetudine espressiva e commuove l’interlocutore , ed anche i lettori, per la carica di umanità e sensibilità che lo differenzia da tanti altri dannati.
Accompagneranno nella riscoperta di uno dei personaggi più suggestivi della Divina Commedia Laura Pasquino, docente del Liceo “ Benedetto Cairoli” e cultrice di Dante, che commenterà il canto XV dell’Inferno, Gian Mauro Banzòla, che aveva già partecipato alle edizioni precedenti e suonerà l’organo Biroldi del 1846, e il duo Stellerranti (Cinzia Bauci e Pierantonio Gallesi) con una lettura scenica del canto stesso.
Tutti i cittadini sono invitati.