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Vivere alla Grande – Il film

  • Date evento
    Inizio: 20/05/2017
    Fine: 20/05/2017
    Indirizzo

    Cinema Teatro Odeon

    Via Mons. Berruti, 2

    Vigevano

     

     

    Contatti
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    Orari
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  • Descrizione

    Vivere alla Grande è il sogno di ogni giocatore d’azzardo. Vivere alla grande è il titolo di questo documentario. Ma Vivere alla Grande è anche il nome di un Gratta & Vinci realmente esistente, che promette una vincita di 500.000 Euro subito, più 10.000 Euro per vent’anni, più 100.000 Euro di bonus finale. Chi non sarebbe attratto dallo sperare una vincita simile? Vivere alla Grande è quindi soprattutto la speranza di poter risolvere la propria vita con il passaggio di una monetina sulla carta argentata di un biglietto di carta. Purtroppo la speranza può essere un’astuta trappola organizzata da chi quel biglietto l’ha creato, perché la probabilità di effettuare quella vincita, risiede solo in 5 biglietti. Cinque biglietti su 30 Milioni di biglietti. Ma purtroppo questo sul biglietto non c’è scritto.

    Il progetto di documentario "Vivere alla Grande" nasce proprio con l’intento di informare e raccontare il grosso inganno che subiscono ogni giorno milioni di persone in Italia. Ma non con la pretesa di imboccare lo spettatore con noiosi dati e numeri, ma articolando le informazioni in una storia, cercando di far comprendere ciò che accade sotto i loro occhi, nella maniera più gradevole e attraente possibile.

    Parlare di gioco d’azzardo nel 2014 potrebbe risultare "di moda", dato che ultimamente si ascoltano voci giornalistiche gridare allo scandalo in tv. Ma il tema viene trattato allo stesso modo con cui i mass media trattano qualsiasi altro argomento, ovvero con distacco. Parlano di numeri, di quanto l’azzardo legale frutti allo Stato, o alle aziende che lo gestiscono, di quanti giocatori patologici si ammalano di "ludopatia" (un termine giornalistico che fa ribrezzo, perché l’aspetto ludico qui non c’entra proprio nulla) o magari facendo andare in tv l’incappucciato condannato davanti ad un muro, a raccontare quanti soldi ha buttato via, quando dietro magari si nascondono molto più che semplici cifre di denaro. Ma soprattutto dove erano quegli stessi giornalisti, quando già nel 2009 la crisi attanagliava la popolazione italiana, la quale iniziava già da allora a riversarsi in modo maniacale nelle tabaccherie?

    Appoggiati a quei muri ho visto anziani, disoccupati, pensionate, ragazzini che sarebbero dovuti essere a scuola, insomma persone comuni che utilizzavano il loro tempo in questo modo. All’inizio non badavo tanto alla quantità di soldi che spendevano, quanto più all’enorme mole di tempo che impiegavano in quell’attività. Tempo rubato alle loro vite. Mi chiedevo se non avessero di meglio da fare, mi chiedevo chissà cosa avrebbero potuto realizzare nella loro vita, se solo avessero dedicato tutto quel tempo, quella passione, quegli sforzi in un’attività costruttiva e di comune utilità per la società. E di conseguenza quante altre persone avrebbero potuto beneficiare di quegli sforzi e di quel tempo invece malauguratamente buttato via a rincorrere un’ipotetica vincita di denaro.

    Ho osservato queste persone per due anni, e ne trovavo sempre di più. Ma è nel 2011 che un episodio che ho ritenuto agghiacciante, e che ritengo tuttora tale, ha modificato completamente il mio modo di vedere il fenomeno dell’azzardo legale, lecito e quasi venerato. La vigilia di Natale c’è il classico scambio di regali tra amici e parenti. In quell’anno e in quel Natale una signora, un’amica di famiglia, decise di regalare una busta misteriosa ad una ragazzina di 16 anni. La ragazzina aprì curiosa la sua busta e dentro ci trovò cinque Gratta & Vinci da 10 Euro, pronti per essere grattati assieme alla signora, la quale pregò la ragazzina di farlo subito, attraverso un determinato rito che la stessa perseguiva. La tristezza di quel momento fu per me causa di mobilitazione. Scoprire cosa stava succedendo alla società italiana diventò un’urgenza che ormai vedevo, sentivo e vivevo troppo spesso e in troppe situazioni di "vita sociale", che a stento poteva ormai essere definita tale. Sentiamo che questa storia ha bisogno di essere raccontata perché proprio le persone che con l’azzardo legale hanno rovinato la propria vita, ce lo chiedono. Hanno voglia di urlare, di testimoniare, di scoprire se la colpa è solo la loro o se magari qualcuno ha incentivato la loro tragedia personale. Ma soprattutto hanno voglia di aiutare chi magari potrebbe cadere nei loro stessi errori. E non vogliono farlo attraverso i numeri che sentiamo ai telegiornali, ma vogliono farlo raccontando le loro storie, perché i numeri si dimenticano in fretta, una storia che emoziona e tocca sentimenti comuni a ognuno di noi, resta più impressa nella memoria collettiva.

    L’Italia è sotto attacco. L’invasore non è uno Stato estero. Il nemico non ha un volto facilmente riconoscibile, ma la sua presenza è ormai talmente forte e radicata, che viene quasi considerato un alleato dal governo italiano. E’ il gioco d’azzardo legalizzato, una macchina perfetta che lavora a più livelli, e che nell’ultimo anno ha succhiato agli italiani 100 miliardi di euro. 

    Succhiati si, ma spontaneamente. Perché non è solo una questione di denaro. Sembra una tassa invisibile e volontaria, una tassa del popolo. L’invasione si sviluppa a livello economico, ma anche territoriale, politico, sociale, mediatico e culturale. E’ un circolo vizioso, che coinvolge tutti questi aspetti e li modifica per il fine massimo: il profitto. Ma un profitto di pochi, in contrasto alla sofferenza e alla povertà di molti, troppi. Perché indubbiamente l’unico modo certo e accurato di guadagnare con il gioco d’azzardo è solo uno: gestirlo.

    Dopo tre anni di ricerche, discussioni, documentazioni, raccolta di materiali audio e video, chiacchierate (lo preferiamo al termine "interviste") con medici, esperti, attivisti sul campo e giocatori patologici, siamo riusciti a costruire un punto di vista preciso, incisivo e soprattutto una visione globale del fenomeno "gioco d’azzardo legalizzato".

    Per ottenerla, è stato necessario realizzare però un’ampia analisi. Un’analisi che ci ha portato ad approfondire tre grandi contesti cardine e dipendenti l’uno dall’altro (contesto politico/economico, mediatico e socio-culturale), i quali mostrano le assurdità, i paradossi e le nefandezze che caratterizzano il gioco lecito nel Bel Paese, creando uno spaccato perfetto per raccontare l’ultimo ventennio italiano e una crisi economica, sociale e culturale, che sembra quasi pianificata dall’alto, a tavolino.

    Fabio Leli – 14/09/1986 – regista, autore e produttore: Dopo la laurea in comunicazione nel 2009 e il diploma in regia e sceneggiatura all’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma, Fabio Leli scrive e dirige i primi cortometraggi. Lavora come aiuto regia e sceneggiatore per diversi progetti italiani e internazionali. Nel 2014 scrive e dirige The Social Networld − A Love Story, pluripremiato cortometraggio presentato all’Isituto Italiano di Cultura Roberto Rossellini di Los Angeles. Nel 2015, completa il suo primo lungometraggio Vivere alla Grande, presentato in anteprima mondiale al 68° Festival del Film Locarno e al 20° Milano Film Festival in anteprima nazionale.

    Carmen Cafarella – giornalista, contact manager: Laureata in Lettere – Editoria e Giornalismo, collabora con alcune testate online e radio locali. Gestisce un blog d’informazione giornalistica e ha da poco ottenuto l’iscrizione all’albo dei Giornalisti Pubblicisti.

    Giampaolo Magnani e Simone Marchi: Operatori di macchina

    Alberto Ladduca: Fonico di presa diretta

     

    Tel: 0381692336

    Tel 2: 3481269711

    Email: associazione@labarriera.it

     

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