Vigevano, ricca di storia già da tempi antichi, è una città che nel corso dei secoli ha visto l’evolversi dell’industria italiana. È dalla storia locale, la storia “piccola” che si può capire e conoscere come una comunità si sia affermata, costruita ed evoluta. Ed è proprio la Società per la Filatura Cascami Seta che diede origine all’omonimo quartiere, a regalarci uno scorcio storico della nostra città e della sua evoluzione industriale.
Il quartiere Cascame ospita i vecchi edifici che, verso la fine del secolo XIX, facevano parte della Cascami Seta: l’azienda che per decenni fu il cuore dell’industria manifatturiera di Vigevano. Lasciò alla città una delle più importanti ed imponenti testimonianze architettoniche.
È purtroppo vero che la Società per la Filatura vigevanese per antonomasia, nata ufficialmente nel 1872, è uno degli esempi di archeologia industriale, come afferma Flavio Conti, che oggi viene ignorato e lasciato alla sua decadenza. Un peccato vero e proprio dato che il complesso dell’edificio che ospitava quest’impresa risulta essere una testimonianza significativa della storia di Vigevano e della cultura dell’epoca, che si dirige oggi verso un inesorabile oblio.
Dal libro Cascamin: “Quella parte del territorio di Vigevano che volge a levante ed è delimitato ad est dal Ticino, a sud dal Corso Pavia; ad ovest dalla linea ferroviaria; a nord, dal corso Milano, è il rione Cascame”.
Un territorio che alla fine dell’Ottocento era del tutto anonimo, dedito all’agricoltura e con scarsi insediamenti umani. Oggi è una zona della città fitta di edifici e vie strette, grazie alla passata presenza di questa grande impresa.
L’Italia fu ospite della particolare industria della filatura dei cascami di seta: ovvero la lavorazione di quei residui derivati dalla lavorazione dei bozzoli dei bachi da seta che, se generalmente venivano scartati, una parte di altri industriali opportunamente attrezzati, li riutilizzavano per la filatura di prodotti di qualità inferiore.
Fu il conte Bonacossa, membro del Consiglio di Amministrazione della Cascami Seta di Milano, a proporre la costruzione del grande e nuovo stabilimento a Vigevano, che si sarebbe dedicato alla produzione di un prodotto oggi “estraneo” a quello a cui i vigevanesi sono abituati, ovvero la calzatura.
La città aveva mantenuto nel corso del tempo una tradizionale e primitiva produzione tessile, come: cotonifici e tappetifici. Il rione risultava dunque, non solo dal punto di vista geografico ma anche da quello produttivo, slegato alla vita della città.
Il quartiere che nacque attorno al Cascami Seta di Vigevano divenne una vera e propria città dentro la città. Un agglomerato urbano nato dall’esito positivo di quest’azienda che contò elevati numeri di manodopera qualificata e non, per la quale vennero costruiti numerosi alloggi, dando seguito dunque ad un forte flusso migratorio verso la città di Vigevano.
Verso gli anni 20 e 30 del secolo scorso, al di là della Piazza del Mercato (attuale Piazza Sant’Ambrogio), passato il “portone” a lato del Duomo, la sensazione che si percepiva era quella di dirigersi fuori città. Il rione Cascame era un mondo a sé; atti amministrativi degli ‘anni 20 si riferiscono a questo agglomerato urbano come ad una frazione.
Una frazione indica un insediamento locale con una sua individualità e coesione che, nel caso di questo rione, si sarebbero affermati a partire dalla metà degli anni ‘30.
Nel nostro Archivio è possibile consultare atti amministrativi, tra cui in particolare un documento del 1934 relativo alla delibera favorevole da parte del Podestà di Vigevano per l’erezione della nuova parrocchia di San Giuseppe, situata in regione Cascame. Don Carlo Perrotti, nell’atto in questione, dichiarava che che se fino a quegli anni si riteneva che la popolazione parrocchiale si aggirasse attorno a 2000 persone, lo “stato d’anime” che si contava era invece pari a 4204, il doppio di quanto si stimava.
L’anno successivo, 1935, sempre il Podestà attraverso una delibera, approvò i progetti per la costruzione di edifici scolastici; i numeri sempre più crescenti della popolazione che si concentrava in questa parte della città avevano dato il via per la costituzione di due istituti molto importanti e basilari per la vita di una società: la chiesa e la scuola. Ragion per cui il rione Cascame ospitava una parte di popolazione vigevanese che seppur faceva parte della Città Ducale, non si sentiva cittadino di essa. Chi viveva in questa, non si definiva come “vigevanese” bensì come “cascamino”.
Testi consultati per la stesura di questo articolo (consultabili presso la nostra struttura
“Società Filatura Cascami Seta”, a cura del Consiglio d’Amministrazione del Cascami Seta.
Viglevanum anno II Aprile 1992, periodico annuale a cura della Società Storica Vigevanese – “Storia, aspetti architettonici e implicazioni urbanistiche di un episodio di archeologia industriale a Vigevano: i quartiere Cascame”, a cura di Flavio Conti.
AA.VV “Cascamin”, Tipografia Press Point, 2010.
Atti Amministrativi del comune di Vigevano: ASCV Parte Moderna busta 573, fascicolo 5 e busta 821, fascicolo 3.
Rubrica curata dall’Archivio Storico di Vigevano