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Storia di Vigevano

LA TORTA COTIGNOLA: il dolce dedicato agli sforza

Come ogni festa che si rispetti anche la festa di Vigevano e del Palio delle contrade,  ha il suo dolce tipico: La torta cotignola

Si produce e si vende solo nel periodo del Palio e della festa del protettore Beato Matteo,  tra fine settembre e prima metà di ottobre.

Un dolce pensato e realizzato negli anni 80, agli albori del Palio delle Contrade, dal fornaio storico Manzali. La ricetta tramandata nel tempo dal Palio, oggi viene ancora prodotta artigianalmente da un panificio cittadino su commissione del Palio di Vigevano.

Un dolce dal sapore autunnale, una torta rustica a base di nocciole e confettura di mele cotogne,  che nel suo nome racchiude un duplice significato: il primo è che  uno degli ingredienti principale è la mela cotogna o meglio la confettura di mela cotogna, l’altro è che Cotignola è la città di origine della famiglia Sforza, attualmente in provincia di Ravenna, dove nelle campagne crescevano rigogliose piante di melo cotogno.  Di Cotignola era Muzio Attendolo detto Sforza di agiata famiglia di agricoltori .

La leggenda narra che il giovane Muzio Attendolo Sforza combattuto tra l’ardore di diventare un militare e il rimanere legato alla sua terra, fece decidere il suo destino al lanciò  di una zappa tra i rami di un melo cotogno: se fosse rimasta impigliata tra i rami sarebbe partito.  Così fu e Muzio Attendolo Sforza  divenne un vigoroso e instancabile capitano di ventura, e dopo di lui il figlio Francesco  Sforza che  giunto nel ducato di Milano al servizio dei Visconti,  sposò Bianca Maria Visconti . Da qui l’origine della famiglia Sforza Duchi di Milano.

Non possiamo rivelare la ricetta della torta che trovate in vendita sabato e domenica  presso il  borgo delle contrade, nel castello di Vigevano il sabato e la domenica del Palio.

Qui riportiamo invece l’antica ricetta, della COTOGNATA, la confettura di mele cotogne, ingrediente principale della nostra cotignola.

Leggete un po’……

Chomo fare subito la cotognata……… Toi la mella e mondala, poy la grata: varda che non vada la granella dentro la gratitura e lassala sugare per due zorni.
Il suco che fa la mella Lassalo pure con la mella; passa le pome gratate e per ogni tri libre de pome meti tri libre de mele (miele) e lassale stare due zorni le pome chomo el mele; poi fale bolire sempre menandole con specie tanto che le melle sia cochte, abi mente le spezie voleno essere messe quando l’è quasi cotto il confetto, cossi quelle de chodogni
Agi a mente ch’el vol però meno bollire una hora grossa e forse dui sempre menandole bene e guardale dal fumo
Poi la distendi suso una tavola o suso una pietra bagnata e fai a modo de foio grosso men de mezzo dido; poi lassala rafredare e fane a modo de scacchieri in pezeti picholi e reponile in una scatola con foie de laurano de  sotto e poy de sopra dall’altra mano va menando foie de suolo in suolo; et se voi mettere spezie tra foio e foio serà molto buono

Ricetta tratta da “a tavola nel Medioevo” editore LATERZA

 

 

 

 

 

 

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