L’edificio, addossato al lato destro della chiesa di s. Dionigi, è giunto sino a noi pressoché invariato nella sua originaria struttura quattrocentesca.
La sua origine non è documentata, ma lo storico vigevanese A. Colombo ipotizza che la sua destinazione originaria fosse la sede dell’Ospedale e dell’Oratorio di s. Antonio, fondati da Stefano del Pozzo all’inizio del Quattrocento. E’ certo, invece, che nel XVII secolo ospitasse il Collegio Elvetico dei Padri Barnabiti. Ora è abitazione privata.
Le due facciate ( una sulla piazza Martiri della Liberazione e l’altra su corso Vittorio Emanuele) presentano tre livelli di finestre : quelle al piano terreno sono chiuse da inferriate e corredate di cornici e davanzali in arenaria; quelle al primo piano hanno cornici sfondate, in laterizio intonacato; quelle della sottogronda sono tonde, a oblò, per illuminare il sottotetto.
Entrambe le facciate sono segnate da due cornici marcapiano in cotto.
Il portone di legno, ad arco, ha cornici in cotto e spallette in granito con capitelli e immette, attraverso un androne con soffitto a crociere, in un cortile quadrato, veramente degno di nota. Su due lati della corte si aprono due portici a quattro colonne che reggono archi a tutto sesto; nell’interstizio degli archi sono incastonati medaglioni raffiguranti busti di personaggi a tutt’oggi non identificati.
Gli altri due lati del cortile sono costituiti dalle facciate interne dei due corpi di fabbrica.
Il cortile è pavimentato in cotto, disposto a spina di pesce, e in mattonelle in graniglia.
Sulle pareti si notano affreschi neorinascimentali, eseguiti nel 1932 e raffiguranti rocche e castelli della Lomellina; sono opera dei pittori C. Zanoletti e C. Schenoni.