Una grande tradizione per i vigevanesi sono le casotte, piccole case usate dai cosiddetti tisinàt, costruite lungo il corso d’acqua dal Ramo delle streghe al Taraplino, dalla darsena del Boschetto fino alla Conca azzurra, avanti fino alla lanca Ayala. Il turismo del fiume, quando c’è, è quello domenicale dei pic-nic, delle mega grigliate o dei bagni di sole a costo zero vicino al ponte in direzione Milano. In costume o pantaloncini e canottiera, le casotte sono state, e alcune lo sono ancora, grandi teatri di partite di briscola oltre che punti di partenza per un’uscita in “barcè” la tipica imbarcazione fluviale pavese che si “guida” con un solo remo. Verso Abbiategrasso c’è la casotta costruita dopo la guerra con le pietre del ponte bombardato. E purtroppo oggi è deserta e forse anche dimenticata. Lo stesso il Taraplino,la casotta che ospitava il ristorante che dà il nome alla zona: una baracca fatiscente. Un tempo, il lunedì sera a Ticino andavano i macellai, al martedì i parrucchieri, al mercoledì sera i frequentatori soliti, al giovedì si andava con la famiglia e al fine settimana ci andavano tutti. Qualche anno fa c’è stata una riscoperta della casotta, specialmente tra i giovani come divertimento a basso costo, ma poi le mode cambiano e con loro anche la gioventù. Con i suoi 248 chilometri di percorso, il Fiume Azzurro per molti lombardi è il mare delle ferie estive da decenni. Per i più sportivi, poi ci sono anche diverse possibilità di svago: discese in canoa o slow rafting in gommone, grazie all’associazione Aqqua Rafting, percorso naturalistico e qualche attrezzo per fare ginnastica al parco della Lanca Ayala, poi non mancano i sentieri da percorrere a piedi o in bicicletta per rifocillarsi, meritatamente, al chiosco del Parco Robinson.
Penna Selvaggia